Vuole sempre stare in braccio in piscina?<br />

In piscina vuole sempre starti in braccio?

Capita! A volte i bambini hanno periodi in cui vogliono stare aggrappati al genitore, non ne vogliono sapere di nuotare da soli e rifiutano ogni tipo di sostegno.

Dobbiamo distinguere se questo atteggiamento riguarda un bambino che non ha mai frequentato la piscina o un bambino che frequenta da un po’ e che magari era già in grado di spostarsi da solo con supporti o addirittura senza nulla.

Inoltre è importante conoscere l’età del bambino in quanto quello che può essere fisiologico in una fascia d’età può non esserlo in un’altra.

Ad esempio verso i 6/10 mesi il bambino vive l’ansia di separazione e se un adulto (magari l’ insegnante) si avvicina teme di venir separato dal genitore.

Reagisce quindi aggrappandosi alla mamma e anziché giocare passa la lezione a tenere sotto controllo il possibile rapitore! Spesso è sufficiente che l’insegnante comunichi con il genitore mantenendo le dovute distanze per superare il problema!

In ogni caso una soluzione c’è sempre e tutti i bambini, con il gusto approccio, possono ritrovare il piacere dello spostarsi liberamente in acqua senza l’aiuto del genitore…a condizione che non abbiate fretta ed ansia di vedere risultati immediati!

Per i bambini al primo approccio in piscina, soprattutto se non hanno fatto altre esperienze acquatiche in altre piscine o al mare e se sono di natura diffidenti di fronte alle cose nuove, può essere normale ricercare la sicurezza tra le braccia del genitore e prendersi il tempo di perlustrare l’ ambiente per capire se ci si può fidare o se ci possono essere dei pericoli. Ritengo che questo sia un sano atteggiamento che permette al bambino di non mettersi nei guai e di preservare la propria vita!

Se il genitore e l’insegnante sapranno rispettare il suoi tempi, senza fretta di vedere risultati immediati, di dargli attrezzi o di fargli fare immersioni e lo coinvolgeranno con giochi interessanti, inizialmente lasciandolo sorretto dal genitore in modo avvolgente e gradualmente riducendo il contatto, la diffidenza si trasformerà in curiosità, divertimento e voglia di sperimentare.

L’attrezzo andrà inserito solo quando il bambino manifesterà un atteggiamento sereno e divertito, proteso più verso i giochi che verso il genitore.

Per bambini che invece hanno già frequentato la piscina ed erano addirittura in grado di spostarsi staccati dal genitore è importante cercare di capire il motivo della regressione:
Il bambino ha iniziato da poco l’inserimento al nido a alla scuola dell’infanzia?

Sta vivendo dei cambiamenti al difuori della piscina? Avete ripreso a lavorare? Siete in dolce attesa o è nato un fratellino? State vivendo un periodo difficile a livello di coppia? Avete da poco traslocato?
Vi ha sentito parlare o ha sentito una notizia al telegiornale riguardante incidenti avvenuti al mare o in piscina?

Nelle ultime lezioni avete osato troppo nel ridurre il materiale di sostegno?

Il bambino si è spaventato per qualche motivo (una caduta da un attrezzo, un tuffo inaspettato, un immersione troppo lunga…) e soprattutto vi siete spaventati voi genitori e ne avete riparlato più volte a casa in sua presenza?


Avete involontariamente ferito la sua autostima
 parlando in sua presenza di una sua difficoltà o di un suo limite rispetto ad altri bambini?

I bambini, anche se piccoli, hanno capacità percettive incredibili, e se anche sembra non siano ancora in grado di recepire cosa accade attorno a loro in realtà a livello inconscio, a livello emozionale percepiscono molte più cose di noi e poi le manifestano (per fortuna) con atteggiamenti di paura generalizzata e bisogno di maggior protezione.

E questo bisogno va assolutamente soddisfatto, ha la priorità sui risultati acquatici. Più glielo neghiamo e più le paure aumenteranno!

Viceversa l’abbraccio prolungato, il contatto pelle pelle, ma soprattutto un atteggiamento rassicurante di accettazione delle sue paure, delle sue giornate no, privo di aspettative, aiuterà a guarire la ferita emozionale e a ripristinare un nuovo equilibrio.

Purtroppo i genitori spesso sono più impazienti del bambino e appena vedono che in braccio si rasserena lo mettono subito alla prova staccandolo e rimettendo il materiale di sostegno, peggiorando la situazione!

Indipendentemente dalla causa che ha porta i bambini a starvi appiccicati come una cozza, NON ABBIATE FRETTA, anzi … abbracciate il bambino più di quanto lui chieda e allo stesso tempo giocate con lui e partecipate alla lezione come se il vostro sostegno facesse parte del programma. Se prova ad allentare la vostra presa voi per un po’ mantenetela, state VICINI, VICINI … fino quasi ad infastidirlo!

La sua voglia di ritrovare il suo spazio e la sua libertà prima poi avrà il sopravvento e sarà lui stesso a chiedervi di lasciarlo! A questo punto lasciatelo per brevi tratti e riabbracciatelo stretto stretto prima che sia lui a chiedervelo. Aumentate con gradualità i tempi del distacco!
Per farvi un’ idea dei tempi a volte sono sufficienti 2/3 lezioni, a volte 2/3 mesi, a seconda delle esperienze che sta attraversando a casa o all’asilo. Importante è che a casa quando parlate del suo comportamento in piscina non facciate mai riferimento a quello che non ha fatto ma solo a che giochi avete fatto, di come vi siete divertiti, evidenziando ev. qualsiasi cosa bella abbia fatto!

Vi starete chiedendo se ha senso portare il bambino per tutto quel tempo in piscina senza risultati e se non sia invece il caso di sospendere e di riprendere più avanti!

Per poter decidere è bene che sappiate una cosa importantissima: se il bambino frequenta comunque la piscina, anche se rimane tutto il tempo in braccio al genitore ma è in presenza di altri bambini che partecipano attivamente alla lezione, il suo cervello (grazie alla presenza dei neuroni a specchio) e il suo corpo usufruiranno delle esperienze fatte dai loro coetanei e svilupperanno le stesse connessioni cerebrali e abilità che hanno maturato gli altri bambini.

Sarete sorpresi di come, appena il bambino si stancherà di starvi attaccato, inizierà a muoversi come se per tutto questo tempo avesse fatto lezione normalmente, saltando addirittura delle tappe motorie e raggiungendo all’ improvviso i risultati maturati dagli altri bambini!
Abbiamo assistito a queste trasformazioni tantissime volte e non immaginate quanto sia sempre emozionante, anche per noi insegnanti, vedere all’ improvviso risultati inimmaginabili!  Viceversa i bambini che sospendono è come se mettessero in congelatore lo stato emozionale di paura che tornerà a galla appena riprenderete a fare attività. Inoltre dopo la sospensione noterete una netta regressione a livello motorio!

Ora che avete questa informazione potete scegliere … CONSAPEVOLMENTE!

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