L’attività in acqua con bambini da 0 a 3 anni (acquaticità neonatale, baby nuoto) è meglio farla in acqua bassa o in acqua profonda, dove i bambini non toccano?
In questo articolo esaminiamo i pro e contro dei due diversi tipi di attività.
Piscine in Italia
La maggior parte degli impianti natatori in Italia è dotato di una vasca generalmente di 25 metri con profondità dal 1,20 mt in su e da una vasca più piccola, generalmente di 12,50×5/7 mt, profonda 60-80 cm.
Quest’ultima vasca è quella in cui generalmente si svolgono attività con i bambini in età prescolare (0-5 anni), anche perché essendo troppo poco profonda non è utilizzabile per altri scopi.
C’è da chiedersi, però, se effettivamente queste caratteristiche siano adeguate e ideali per sviluppare una buona acquaticità nei bambini o se, alla luce di nuove esperienze legate anche a numeri sempre maggiori di piccoli utenti iscritti non si possono ottenere migliori risultati con vasche diverse.
Acqua bassa vs acqua alta
Nel corso della mia ormai trentennale esperienza con attività per bambini da 0 a 5 anni ho avuto modo di sperimentare sia il lavoro in acqua bassa, sia quello in acqua profonda (profondità tra 1,20 e 1,60 mt), sia quello in acqua mista (prevalentemente profonda con piccole zone di acqua bassa).
La situazione che ho rilevato più svantaggiosa, sia dal punto di vista didattico sia dai risultati acquatici raggiunti dai bambini è rappresentata proprio dalla attività in acqua bassa.
Ecco cosa ho potuto osservare nelle diverse fasce d’età:
1. Nel primo anno di vita
Con i bambini del primo anno di vita, non ancora in grado di camminare autonomamente, il disagio maggiore è quello arrecato ai genitori, costretti per tutta la durata della lezione a spostarsi in ginocchio o a gambe completamente piegate o, situazione ancor più dannosa, con il busto completamente flesso in avanti (aggravato dal sostegno del bambino).
In questa fascia d’età i successi raggiunti dai bambini sono comunque gli stessi di quelli raggiunti in acqua profonda.
2. Oltre il primo anno di vita
In questa fascia d’età si assiste in acqua bassa a un cambiamento notevole delle risposte del bambino, legate soprattutto alla nuova conquista motoria della deambulazione e al crescente impulso a voler “fare da soli”.
Non appena infatti i bambini cominciano a camminare autonomamente scelgono come e dove spostarsi, e rifiutano ogni proposta di spostamento alternativa alla camminata in appoggio sul fondo quale ad esempio la pedalata spontanea e le immersioni, elementi indispensabili per arrivare poi al galleggiamento e allo spostamento autonomo in qualsiasi spazio d’acqua (anche profonda).
Non sperimentano inoltre quella grande varietà di esperienze sensoriali e di adattamento motorio caratteristiche proprie dell’ambiente acquatico (spostamenti orizzontali, obliqui, remate, sia a corpo libero che con attrezzi di sostegno, respirazione sott’acqua…) che, al di là dei risultati acquatici permettono di sviluppare maggiormente il loro sistema nervoso oltre che cardiocircolatorio e respiratorio.
Potenzialmente un bambino di età compresa tra i 16 e i 18 mesi che frequenta regolarmente un corso in acqua profonda potrebbe già iniziare a nuotare da solo in acqua profonda; diversamente, sperimentando solo l’acqua bassa non riesce mai a raggiungere tale risultato prima dei 3 o 4 anni.
In acqua bassa l’attenzione del bambino inoltre, raramente viene rivolta al genitore o all’insegnante (punti di riferimento vitali quando si lavora in acqua profonda e al bambino vengono ridotti ai minimi termini i materiali di sostegno) ma viene facilmente distratto da qualsiasi altro elemento esterno che può autonomamente e senza gran fatica essere raggiunto camminando.
I migliori risultati li ho invece costatati in quelle vasche caratterizzate prevalentemente da acqua profonda (120-140 cm) con all’interno qualche zona con acqua bassa (50-60 cm) spesso realizzata con materiale mobile (tolto eventualmente a fine lezione) come pedane metalliche, tavolini o panche appoggiate sul fondo e a ridosso di una parete.
Queste “piccole isole” con acqua bassa rappresentano per il bambino una valida meta da raggiungere per riposarsi un po’ dopo importanti ed impegnativi spostamenti in acqua profonda ed inoltre costituiscono una prima base su cui sperimentare la raccolta di oggetti dal fondo, le prime immersioni, i primi tuffi ed azzardare posizioni che richiedono un po’ più di sicurezza (primi galleggiamenti o scivolamenti).
I continui spostamenti (pedalate) in acqua profonda permettono allo stesso tempo al bambino di consolidare quella coordinazione e quella forza muscolare necessaria per spostarsi autonomamente in qualsiasi spazio d’acqua. Generalmente i bambini che frequentano sin dai primi mesi di vita specifici corsi di acquaticità, imparano precocemente a compiere degli spostamenti sott’acqua percorrendo tratti sempre più ampi, e gradualmente acquistano la capacità di far fuoriuscire il capo dall’acqua il tempo necessario per compiere un atto inspiratorio. Man mano che crescono riescono poi a mantenere per tempi sempre parte del capo fuori dell’acqua tenendo così lo sguardo fisso sull’obiettivo da raggiungere e aumentando sempre più la propria autonomia.
Se l’istruttore è preparato (come con la formazione del metodo Crescinacqua) e adotta valide metodologie didattiche, utilizzando l’acqua profonda un bambino può nuotare spontaneamente da solo e raggiungere i bordi della vasca anche in caso di caduta accidentale già attorno ai 16-18 mesi. Considerando che l’annegamento rappresenta ancora la 1° causa di morte accidentale da 1 a 4 anni in Italia, raggiungere il prima possibile questo risultato penso sia di importanza rilevante per il suo benessere.
Inoltre lo stesso bambino ambientato in acqua profonda non ha nessuna difficoltà di adattamento quando si trova a giocare in prossimità di qualsiasi specchio d’acqua bassa.
Alla luce di quanto esposto il mio invito è quindi quello di permettere ai bambini di fare esperienza anche in acqua profonda almeno per una parte della lezione (eventualmente sfruttando parte di una corsia della vasca grande).
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