Il nuoto baby e i papà
Generalmente suggeriamo che sia il papà, se possibile, a farsi carico di portare il bimbo in piscina.
I papà spesso non hanno molto tempo di stare con i loro figli e delegano alle madri la maggior parte dell’educazione dei bambini. A volte hanno difficoltà nell’interagire quotidianamente con i loro figli.
In realtà sempre più studi stanno dimostrando quanto importante sia importante che i papà trascorrano regolarmente del tempo di qualità con il loro figli. i padri influenzerebbero molto di più il successo dei loro figli rispetto alle madri.
Un bambino che ha una buona relazione con il proprio padre è più sicuro di sé, si adegua con più facilità alle novità, ha maggiori probabilità di avere successo a scuola e si relaziona meglio con i suoi coetanei.
Un momento esclusivo genitore-figlio
Per questo, l’impegno settimanale in piscina può rappresentare un’ottima opportunità per creare una relazione esclusiva papà-bimbo (possibilmente senza la presenza della mamma) basata sul gioco e sul contatto fisico. In questo contesto i papà sono lontani da ogni fonte di distrazione (telefonino, televisione…) e possono rimanere più concentrati sui loro bambini ed instaurare con più facilità un buon feeling, un’intesa più profonda che perdura poi per il resto della settimana.
L’attività in piscina inoltre, se ben organizzata, offre parecchi spunti ed idee per giocare anche a casa con le stesse proposte, rendendo più ricco il tempo che padre e figli trascorrono assieme.
Generalmente i papà…
I papà inoltre, generalmente, sono più predisposti rispetto alle mamme ad incoraggiare i loro figli a sperimentare cose nuove, ad affrontare giochi che fanno paura, ad osare… sono meno apprensivi e sono molto bravi a sdrammatizzare e a tirar fuori il loro lato umoristico!
Meglio la mamma se…
Ci sono però delle situazioni che rappresentano l’eccezione e a volte è meglio che sia la mamma a portare il bimbo in piscina!
Ecco alcuni esempi:
Ci sono papà che a volte tendono ad avere difficoltà nel comprendere eventuali disagi o paure del bambino o hanno troppe aspettative di vedere risultati in tempi brevi. Pretendono troppo, sono impazienti, dimenticano quanto sia difficile per un bambino piccolo affrontare certe esperienze.
Se questo atteggiamento persiste, se il papà si innervosisce di fronte ad una titubanza del figlio ed esterna delusione e poco apprezzamento nei suoi confronti, può correre il rischio che il bambino, timoroso di non riuscire a soddisfare le aspettative del padre, viva uno stress eccessivo.
Le conseguenze di questo atteggiamento potrebbero essere che il bambino viva un disagio troppo grande, che si blocchi, che non si diverta più e che anziché progredire retroceda. Questo a catena innervosisce ancora di più il genitore, proprio come il cane che si morde la coda!
In questa situazione io consiglio di lasciar spazio alla mamma!
Il rischio di esagerare
Altre volte alcuni papà si fanno prendere talmente tanto dall’entusiasmo che rischiano di esagerare e di non rispettare i limiti del bambino (tuffi troppo impetuosi, percorsi troppo lunghi…), ottenendo l’effetto opposto… paura ed ansia al posto di entusiasmo e divertimento!
Anche in questo caso, se si percepisce che il bambino sta vivendo uno stress troppo grande è meglio far entrare in acqua la mamma, prima che si crei un condizionamento negativo nei confronti dell’attività in piscina.
Se il papà lavora troppo
Se un papà lavora troppo può invece succedere che arriva talmente stanco a fine settimana (soprattutto se il corso è di sabato) che non riesce a farsi coinvolgere nelle attività, mantiene un atteggiamento passivo delegando ai giochi e all’ insegnante il ruolo di far divertire il bambino. Spesso però il risultato è che anche il bambino non si coinvolga, che perda l’entusiasmo. Perché la lezione funzioni è fondamentale che ci sia la partecipazione di tutti i componenti: dell’insegnante, del bambino e soprattutto del genitore.
Raramente i padri sono apprensivi ma a volte, soprattutto se hanno bambini piccoli e se durante la settimana stanno poco con loro, possono sentirsi impacciati nel tenerli in braccio, non sentirsi sicuri nel “maneggiarli”. Se il bambino percepisce l’insicurezza, la titubanza del genitore può non sentirsi al sicuro e spaventarsi. Anche in questo caso è meglio lasciare il testimone alla mamma!
Altre volte invece non possono garantire, per problemi di lavoro, continuità e costanza nel portare il bimbo in piscina. Anche in questo caso, se il bambino è piccolo (sotto l’anno di età) è meglio che se ne faccia carico la mamma. Il percorso in piscina infatti fornisce ad ogni lezione, al genitore accompagnatore, gli strumenti per gestire al meglio il bambino. Se mamma e papà si alternano si potrebbero perdere entrambi delle spiegazioni importanti. Se invece il bambino frequenta già da parecchio tempo i corsi in piscina e ha già acquisito una buona autonomia acquatica può essere accompagnato anche da figure diverse.
Ogni tanto capita anche, con i bambini più piccoli, che nonostante la disponibilità del padre a portarlo in piscina, gli orari non vadano bene al bambino…
Per concludere è bene valutare, in base alle considerazioni precedenti, la figura più adatta, mantenendo la disponibilità, per il bene del bambino, la situazione migliore.
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